Il Paese natio - Giacomo Lauri Volpi

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Il Paese natio

Casa natale di giacomo Lauri-Volpi a Lanuvio e foto con i fratelli davanti la casa stessa


Apro questa pagina con quanto scrisse Giacomo Lauri-Volpi alla fine di uno dei suoi libri:
"L'EQUIVOCO"

' M'è caro concludere queste pagine con negli occhi della mente la visione di un'Italia vibrante d'armonia, terra madre di fiori, di suoni e di carmi, terra feconda di messi, "e di inclite arti a raddolcir la vita" per la gioia del genere umano; terra favoleggiata di santi, di poeti e di artisti; realtà eterna di civiltà incomparabile attraverso le tempestose vicende dei secoli '


Giacomo nacque a Lanuvio vicino Roma l'11 dicembre 1892, quindicesimo figlio, come succedeva in quei tempi, dove le famiglie erano spesso numerose.
Dopo una infanzia sofferta (rimase orfano ancora bambino), ebbe modo di studiare, alternando gli studi universitari a quelli musicali di Santa Cecilia, dove fu allievo del celebre baritono Antonio Cotogni.
E' interessante sentire cosa dice Giacomo del suo approccio giovanissimo a Santa Cecilia:

'.... Sessanta giovani si pigiavano nell'aula magna del Conservatorio e provavano la voce in un pandemonio assordante. Rincantucciato in un angolo, aspettavo, silenzioso, il mio turno. Sentir chiamare il mio nome, entrare nella sala, in cui si adunava la Commissione esaminatrice, e sentire le vertigini dell'abisso fu una cosa sola. Antonio Cotogni presiedeva. L'amabilità del vegliardo diede animo alle poche forze che mi restavano e impedivano che io svenissi.... '


L'ombrello
Di solito i grandi artisti hanno avuto una infanzia sofferta, ed hanno lottato non poco per guadagnarsi la gloria. Anche Giacomo Lauri-Volpi non è venuto meno a questa regola, probabilmente le vicissitudini, alle volte dure, degli inizi, temprano lo spirito dell'artista, sentite cosa dice lui stesso mentre narra a pagina 37 del libro l'Equivoco, il periodo in cui, per studiare, viaggiava da Lanuvio a Roma:

'...Il treno di Roma, che termina il percorso a Terracina, passa ai piedi del colle di Lanuvio. La stazione dista qualche chilometro dal villaggio.
Ogni mattina il buon mostro dall'anima di fuoco mi prendeva e portava a Roma, ed ogni sera mi restituiva al luogo di partenza.
In pieno inverno il ritorno per la strada fangosa, buia e scoscesa, che a mezza costa si arrampica per l'erta, non era dei più dilettevoli, massime quando tornavo con la sola compagnia della pioggia e del vento.
Arrivare a casa tutto inzuppato d'acqua e di sudore non era l'eccezione. La necessità di un ombrello non parve ai miei assai urgente, nè io la prospettai, temendo di aggravare le condizioni dell'economia domestica tutt'altro che liete....'

 
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