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Giuseppe De Luca era amato e stimato dai suoi colleghi, i più grandi artisti dell'epoca ponevano in lui grande stima e ammirazione lo testimoniano le molte foto dedicate a lui. Sua nipote Nicoletta Panni, continua nel suo racconto:
Ricordo anche due suoi giudizi; uno su Cesare Siepi che gli piaceva moltissimo e un altro su Ezio Pinza che adorava. Soprattutto ricordo una sera, la rappresentazione del Faust al Metropolitan cantato da Giuseppe Di Stefano, allora giovanissimo. Di Stefano prese un "do" nel Salve dimora a mezza voce, poi lo rinforzò per tornare a diminuirlo. Nonno si alzò in piedi e disse: "che cosa pericolosa...." Poi quando andò tutto bene, esclamò: "bravo!" e andò in camerino per abbracciarlo. Era anche molto amico di Licia Albanese e di Rosa Ponselle che poi ho conosciuto anch'io. Era amico per la pelle del tenore Martinelli (in un certo senso l'erede di Caruso al Metropolitan), vivevano nello stesso albergo.
Per quanto riguarda invece le donne....C'è una dedica molto intrigante di Lina Cavalieri e la mia impressione è che nonno fosse un po' un "galletto", anche se niente trapelava in famiglia. Altro bel ricordo è quello della sera in cui ero con lui a casa di Toscanini. Toscanini, che aveva un carattere spigoloso al lavoro e con la gente, in famiglia era amabilissimo. Mi portò con mamma nella sua "stanza di musica" per farci sentire la prima sinfonia di Beethoven in una sua incisione, dirigendola per noi. Ci mostrò poi un armadio contenente tre-quattrocento cravatte che raccoglieva ossessivamente. Ci faceva vedere tutto, contento come un bambino. Lo ricordo sdraiato sul tappeto che vedeva in televisione un incontro di pugilato, sport che gli piaceva molto: un aspetto insolito per un uomo così burbero. Praticamente l'opposto di nonno, che era gioviale con gli amici e burbero in famiglia.
Un'altra memorabile amicizia era quella con Enrico Caruso, che ammirava profondamente. Mio nonno stette vicino a Caruso anche negli ultimi giorni della sua vita a Sorrento, prima di morire per un'infezione sopraggiunta dopo un'operazione ai polmoni a seguito del terribile male. Con mio nonno c'era mia madre Wally, allora diciottenne, che andava in barca con Caruso per bagni di mare e di sole: era lei la giovane e misteriosa amica del tenore di cui parla la leggenda.